giovedì 3 marzo 2011

ROMPERE I VASI

Il mio rientro dalla Svizzera è andato bene. Sono atterrato a Fiumicino con “appena” un’ora e mezza di ritardo. Stavolta la colpa era però dell’aero Baboo in partenza da Ginevra. Ho ritirato il mio bagaglio in un quarto d’ora e sono riuscito a prendere il treno per Roma delle 20.27 alle 21.11: aveva quarantaquattro minuti di ritardo. Bazzecole... 
Riprendo il filo del discorso raccontandovi la mia più recente scoperta. Eccola qua. La settimana scorsa ero a Torino. Non visitavo il museo da un po’ e ho approfittato per un giro veloce. Mi ha accompagnato Sara Caramello perché la direttrice Eleni Vassilika era ammalata. Ero soprattutto curioso di vedere l’allestimento temporaneo del corredo funerario di Kha e Meryt. Si trova nella sala che ospitava un tempo l’introduzione al percorso espositivo e la sezione dedicata alle prime epoche della storia egizia. Devo confessare che, entrando, sono rimasto interdetto dal fatto di trovarmi davanti le due masse oscure e incombenti dei sarcofagi esterni di Kha (a sinistra) e Meryt (a destra). Girando per la sala ho però apprezzato questa scelta: ha il duplice vantaggio di non mostrare subito tutto quello che è esposto, dando perciò al visitatore l’idea di uno spazio più articolato, e di rivelare soltanto gradatamente quello che si trovava all’interno dei due sarcofagi. Viene così ripetuta la successione che normalmente si produce in una scoperta archeologica. I sarcofagi antropoidi e i reperti di maggiore interesse si trovano raccolti all’interno di una vetrina centrale molto sobria. Il resto del corredo è esposto nelle bacheche parietali che facevano parte del precedente allestimento. Il risultato è più che apprezzabile. Il corredo di Kha e Meryt era troppo sacrificato nella saletta del primo piano e meritava davvero un maggiore risalto. Chi non fosse stato di recente a Torino, può farsene un’idea nel video accessibile nella pagina introduttiva in inglese del Museo Egizio. Chissà perché non c’è in quella in italiano. 

Il volume di Eleni Vassilika dedicato al corredo della Tomba di Kha
Ho chiesto poi a Sara di mostrarmi il vasetto di cui molto si è parlato nei mesi scorsi. Si tratta di una piccola brocca che ricorda un bilbil cipriota. Era stata ritrovata in due pezzi tra gli altri oggetti sparsi sul pavimento della camera funeraria di Kha e Meryt. Secondo Ernesto Schiaparelli, scopritore della tomba, la rottura era da considerarsi rituale. La brocca è stata restaurata in occasione del nuovo allestimento. Tale decisione è stata aspramente criticata (oggi niente nomi perché mi sento buono) e interpretata come un gesto di incompetenza da parte dello staff scientifico del Museo Egizio. Ne è nata una polemica. Da qui la mia curiosità. 
Ho osservato il vaso, la rottura e il restauro. Escluderei il rituale (Schiaparelli è tutt’altro che infallibile). Innanzitutto il cerimoniale ha un nome ben specifico: Sedj desherut, ovverosia “rompere i vasi rossi”. La brocca non ha questo colore. Oltretutto il rituale aveva svolgimento subito prima del trasporto del corredo funerario e del sarcofago nel sepolcro. Perché in questo caso si sarebbe deciso di effettuarlo all’interno della camera funeraria? Con questi presupposti la rottura del vaso va interpretata come un incidente verosimilmente avvenuto al momento della deposizione del corredo. La scelta di restaurare il vaso appare perciò legittima. La ricomposizione del reperto è pressoché invisibile e la didascalia che lo accompagna dichiara che il restauro è perfettamente reversibile. In ragione di quanto sopra il polverone sollevato intorno al vaso appare dettato più da un semplice partito preso che da una vera analisi archeologica dei fatti. 
Pensiero finale. Perché il polemista ignoto non è andato a leggersi almeno il Lexicon der Ägyptologie (J. van Dijk, Zerbrechen der roten Töpfe', in: Lexikon der Ägyptologie VI, Wiesbaden 1986, cc. 1389 – 96)? Non aggiornato, ma chiaro ed esaustivo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bisogna vedere quanto é noiosa l'Università...e tante volte quelli che sono legate all'Instituzione. Tale come si trova l'Universitá Europea fra un po' non sarà un grande prestiggio essere legato a certe facoltà. Ma comunque in certe paesi é propio particolare la situazione, va inssieme al progresso politico delle nostre nazione.

Unknown ha detto...

Aspetto commento lapidario sul ritiro di Zahi Hawass...dopo di lui il diluvio ????
Baci dalla Necropoli Nonnabella

Daniele Salvoldi ha detto...

Finalmente, e apprezzo molto, una voce che parla positivamente di Eleni Vassilika: non se ne può più di quello scempio che è diventato in Italia: ogni congrega di due o più Egittologi diventa un processo alla Vassilika e congressi (inter)nazionali vengono trasformati in pogrom anti-direttrice del Museo Egizio.

Sandro ha detto...

Sono totalmente d'accordo con lo scritto di Daniele. Tutti contro la Vassilika! Ma perché? Io posso capire che "gli italiani" abbiano patito la sua nomina ma adesso davvero basta! Basta a lavorare ognuno per il proprio orticello e si inizi a coltivare con cura il grande campo Egizio...