martedì 17 maggio 2011

UNA LETTERA ANONIMA FIRMATA 3: LA RIUNIONE

(Leggi la storia dall’inizio

Nella convocazione per la riunione del comitato scientifico e di presidenza dell’IICE avevo notato un’anomalia. Al punto 2 era infatti scritto “Rinnovo delle cariche”. Nulla di strano. Se non fosse che, a mio avviso, sarebbe stato necessario almeno conoscere i nomi dei candidati. In caso di assenza, poi, dovrebbe essere data la possibilità di delegare qualcuno di fiducia. Un minimo di democrazia, che diamine… E, se per caso, in un momento di follia, io avessi voluto presentarmi alla carica di presidente dell’IICE? 
Così ho scritto un altro messaggio in cui ponevo in evidenza questa piccola anomalia. Concludevo dicendo che, per un’associazione che si voleva proporre come rappresentanza a livello nazionale, un minimo di organizzazione e chiarezza non avrebbe guastato. Se proprio non era possibile averle, proponevo di trasformare l’IICE in BICE (Bocciofila Italiana per la Cultura Egizia). In un’associazione paesana non c’è bisogno di tante formalità. Tutti si conoscono e basta una chiacchierata e un bicchiere di vino per decidere chi sarà il prossimo presidente in un’atmosfera di quasi perfetta democrazia. Ma in un’associazione nazionale? 
Il mio messaggio, stavolta, incredibile ma vero, ha avuto due risposte. Una di plauso e una in cui mi si diceva amichevolmente di farla finita. 
Con queste premesse non mi sembra ci sia bisogno di descrivere il mio stato d’animo, il 15 aprile u.s., con il quale mi sono messo in viaggio per Firenze dove avrebbe avuto svolgimento la riunione. 
Sono arrivato all’Istituto Papirologico “Vitelli” quando molti erano già arrivati e stavano parlottando in vari punti della sala dove si sarebbe tenuta la riunione. La mia entrata ha creato un leggero fremito (almeno questo). Ho cercato di salutare tutti quelli che conoscevo. Il professor Pernigotti ha fatto finta di non vedermi. Non c’è da stupirsi: fa parte del galateo egittologico. In uno dei prossimi interventi gli renderò piena giustizia e spiegherò per quali ragioni (sacrosantissime) non aveva voglia di rivolgermi la parola. 
Ci siamo seduti e la riunione è iniziata con il saluto del Professor Alessandro Roccati, presidente dimissionario con carica decaduta già da qualche mese. Ha detto di avere portato a termine il suo mandato con modestia (e gli eventi da lui organizzati sembrerebbero dargli ragione) e tra grandi difficoltà. A un certo punto ha citato recenti critiche rivoltegli in modo “cialtronesco” da persona falsa e tendenziosa. A quel punto mi sono sentito in dovere di alzare la mano per togliere agli astanti ogni dubbio sulla persona cui facesse riferimento Roccati. 
Il discorso di addio è continuato su questo tenore. Alla fine non mi è stato molto chiaro cosa avesse davvero fatto Roccati durante il suo mandato, deve però essermi distratto quando lo diceva. Il secondo punto all’ordine del giorno era il rinnovo delle cariche che è stato deciso di non rinnovare. Dopo avere detto “questo non lo scriviamo nel verbale” si è poi passati a decidere chi avrebbe potuto essere il prossimo presidente. Alla fine si è deciso di procedere a vere elezioni nel corso del prossimo colloquio di dicembre. Nel frattempo Roccati continuerà, suo malgrado (poverino!) a essere presidente e Alberton, sebbene abbia dato dimissioni irrevocabili a fungere da segretario (la mia pena per lui è infinita). Ho avuto il sospetto (è però solo un’impressione, si badi bene...) che, non avessi scritto il mio messaggio dalla riunione di aprile, si sarebbe usciti con nuove cariche. 
Ho aspettato le varie ed eventuali per potere parlare. Sono stato zittito variamente e varie volte. Inutili tutti i miei tentativi di intavolare una discussione su problemi di etica e morale. Sono riuscito soltanto ad avere una risposta sulla lettera anonima proveniente dall’indirizzo dell’IICE. Roccati mi ha fornito una spiegazione. 

Tiradritti “Mi piacerebbe almeno sapere chi ha scritto il messaggio di risposta al mio sul Museo di Torino.” 
Roccati: “Ma non è chiaro?”. 
Tiradritti: “No. E’ anonimo.” 
Roccati: “Non è anonimo.” 
Tiradritti: “Come ‘Non è anonimo’? E la firma?” 
Roccati: “Non è anonimo. Non serve la firma.” 
Tiradritti: “Ah…” 

A questo punto ho desistito. Mi sono un po’ perso. Ho capito soltanto che un messaggio o una lettera anonimi possono essere firmati anche senza nessuna firma. Basta dichiarare che sono firmati. Poi se non lo sono, mica è così fondamentale. 
Stanco e molto più che contrariato mi sono infine alzato e ho detto che davo le mie dimissioni. Mentre uscivo Roccati ha sussurrato al mio indirizzo “Tanto le aveva già date…”. 
Prima di uscire ho gettato un ultimo sguardo all’assemblea seduta intorno al tavolo: arzilli pensionandi e pensionati e pochi altri. Mi si è riempito il cuore di sconforto. L’egittologia italiana è in mano a questa congrega? La cultura italiana è in mano a simili congreghe? Sono riuscito a fugare la profonda tristezza che si era impadronita del mio animo soltanto quando, sceso dal treno, mi sono messo a guidare e ho trovato conforto nell’abbraccio della mia terra. Fuori era una giornata magnifica, di quelle che ti mettono la voglia di vivere. E meno male… 

L’episodio mi ha suscitato una profonda riflessione. A presto

giovedì 12 maggio 2011

UNA LETTERA ANONIMA FIRMATA 2: IL MESSAGGIO

(Prosegue dal 29 aprile)

Lo scorso marzo sono venuto a sapere che il comitato scientifico della Fondazione del Museo Egizio di Torino aveva stabilito di non riunirsi più fino a quando il presidente, Professor Alessandro Roccati, non avesse presentato le proprie dimissioni. La decisione era stata presa all’unanimità. Era stato ritenuto inappropriato che il Professor Roccati non perdesse mai occasione di scagliarsi contro il Museo Egizio di Torino. Mi sembrava una presa di posizione corretta e, come membro del comitato dì scientifico dell’IICE, ho deciso di allinearmici. Mi sembrava anche giusto chiedere le sue dimissioni da presidente dell’IICE, visto che, più di una volta, aveva utilizzato questa istituzione per portare i suoi attacchi al Museo di Torino. In realtà, in questo secondo caso non ve ne sarebbe stato bisogno. Essendo stato eletto nel 2007, Roccati non avrebbe dovuto più essere in carica per scadenza dei termini. Siamo però in Italia e la tendenza a mettere radici è diffusa ovunque. Perché l’egittologia dovrebbe fare eccezione? Nel mio messaggio, indirizzato a tutti i membri del comitato scientifico dell’IICE, affermavo che, qualora il professor Roccati non si fosse dimesso, lo avrei fatto io. 
Nei giorni successivi ho pensato che un morbo feroce e virulento avesse sterminato gli egittologi italiani e che io, quasi un miracolato, fossi l’unico superstite. Nessuna risposta è infatti giunta dal ciberspazio. Una simile non-reazione ere più che prevedibile. Per un attimo, però, ho pensato davvero di essere rimasto l’unico egittologo italiano sulla terra. La scoperta che i colleghi e coloro che si pretendono tali erano tutti vivi mi ha sollevato l’animo. Mi ha anche costretto ad arrendermi all’evidenza: o mi considerano un rompiscatole (più che un’ipotesi, una certezza) o non gliene importa nulla a nessuno di quello che succede nel mondo egittologico italiano. E questo un atteggiamento molto italiano, pure troppo purtroppo. 
Dopo qualche giorno dall’indirizzo elettronico della segreteria dell’IICE arriva però un messaggio indirizzato alla direzione e alla presidenza del Museo Egizio di Torino e alla Compagnia di San Paolo. Perché coinvolgere anche questa fondazione bancaria? Credo semplicemente perché sponsorizza i miei scavi e si sia così inteso mettermi in cattiva luce nei loro confronti. 
Il laconico testo è il seguente: 

“Gentilissimi, 

si invia in allegato .pdf comunicato ufficiale da parte dell'Istituto Italiano per la Civiltà Egizia a seguito della diffusione di notizie non veritieri sulle attività dell'Istituto. Cordialmente”. 

Proprio così. Senza firma. 
Aprendo l’allegato .pdf scopro che questo era stato scritto “a seguito di voci false e tendenziose messe in circolazione da persona non informata dei fatti o in malafede”. Il contenuto era relativo a una rimostranza contenuta nel mio messaggio. Una delle accuse che rivolgevo a Roccati era infatti quella di non avere mai coinvolto la Dottoressa Eleni Vassilika, direttrice del Museo Egizio di Torino, nelle attività dell’IICE. Dato che quest’organismo si professa rappresentante dell’egittologia italiana, perché il suo presidente deve decidere unilateralmente di escluderne la persona che dirige la più importante collezione egizia del paese? Il .pdf non era firmato. 
Più che chiarificare, l’anonimo messaggio e l’ancora più anonimo allegato avevano avuto l’effetto di sollevare una serie di misteri. Quali erano le “voci false e tendenziose”? Chi era la “persona non informata dei fatti o in malafede” che le aveva diffuse? Chi era l’autore dell’anonimo .pdf? Chi aveva scritto l’anonimo messaggio? 
La prossima volta che incontro Giacobbo glieli sottopongo. Magari riesce a costruirci una puntata di “Voyager”… 
Non potevo vivere troppo a lungo con questi dubbi. Meno male che, guarda caso, proprio nello stesso giorno in cui era stato inviato l’anonimo messaggio e dal medesimo indirizzo, mi era arrivato anche l’invito alla riunione del consiglio scientifico dell’IICE fissata per il 15 aprile. 
Avrei dovuto aspettare poco meno di un mese per cercare di ottenere una risposta agli inquietanti interrogativi di cui sopra. Tanto alla riunione dovevo andarci per rassegnare le mie dimissioni. Di una cosa ero infatti più che sicuro: Roccati non avrebbe mai mollato nulla. 

P.S. La convocazione per la riunione era firmata da Alessandro Roccati e cominciava, come l’anonimo messaggio, con la forma un po’ desueta e poco educata di “Gentilissimi”. Mi è venuto in mente che Roccati potesse essere anche l’autore dell’anonimo messaggio e dell’anonimo .pdf. Avrò avuto torto o ragione?