giovedì 12 maggio 2011

UNA LETTERA ANONIMA FIRMATA 2: IL MESSAGGIO

(Prosegue dal 29 aprile)

Lo scorso marzo sono venuto a sapere che il comitato scientifico della Fondazione del Museo Egizio di Torino aveva stabilito di non riunirsi più fino a quando il presidente, Professor Alessandro Roccati, non avesse presentato le proprie dimissioni. La decisione era stata presa all’unanimità. Era stato ritenuto inappropriato che il Professor Roccati non perdesse mai occasione di scagliarsi contro il Museo Egizio di Torino. Mi sembrava una presa di posizione corretta e, come membro del comitato dì scientifico dell’IICE, ho deciso di allinearmici. Mi sembrava anche giusto chiedere le sue dimissioni da presidente dell’IICE, visto che, più di una volta, aveva utilizzato questa istituzione per portare i suoi attacchi al Museo di Torino. In realtà, in questo secondo caso non ve ne sarebbe stato bisogno. Essendo stato eletto nel 2007, Roccati non avrebbe dovuto più essere in carica per scadenza dei termini. Siamo però in Italia e la tendenza a mettere radici è diffusa ovunque. Perché l’egittologia dovrebbe fare eccezione? Nel mio messaggio, indirizzato a tutti i membri del comitato scientifico dell’IICE, affermavo che, qualora il professor Roccati non si fosse dimesso, lo avrei fatto io. 
Nei giorni successivi ho pensato che un morbo feroce e virulento avesse sterminato gli egittologi italiani e che io, quasi un miracolato, fossi l’unico superstite. Nessuna risposta è infatti giunta dal ciberspazio. Una simile non-reazione ere più che prevedibile. Per un attimo, però, ho pensato davvero di essere rimasto l’unico egittologo italiano sulla terra. La scoperta che i colleghi e coloro che si pretendono tali erano tutti vivi mi ha sollevato l’animo. Mi ha anche costretto ad arrendermi all’evidenza: o mi considerano un rompiscatole (più che un’ipotesi, una certezza) o non gliene importa nulla a nessuno di quello che succede nel mondo egittologico italiano. E questo un atteggiamento molto italiano, pure troppo purtroppo. 
Dopo qualche giorno dall’indirizzo elettronico della segreteria dell’IICE arriva però un messaggio indirizzato alla direzione e alla presidenza del Museo Egizio di Torino e alla Compagnia di San Paolo. Perché coinvolgere anche questa fondazione bancaria? Credo semplicemente perché sponsorizza i miei scavi e si sia così inteso mettermi in cattiva luce nei loro confronti. 
Il laconico testo è il seguente: 

“Gentilissimi, 

si invia in allegato .pdf comunicato ufficiale da parte dell'Istituto Italiano per la Civiltà Egizia a seguito della diffusione di notizie non veritieri sulle attività dell'Istituto. Cordialmente”. 

Proprio così. Senza firma. 
Aprendo l’allegato .pdf scopro che questo era stato scritto “a seguito di voci false e tendenziose messe in circolazione da persona non informata dei fatti o in malafede”. Il contenuto era relativo a una rimostranza contenuta nel mio messaggio. Una delle accuse che rivolgevo a Roccati era infatti quella di non avere mai coinvolto la Dottoressa Eleni Vassilika, direttrice del Museo Egizio di Torino, nelle attività dell’IICE. Dato che quest’organismo si professa rappresentante dell’egittologia italiana, perché il suo presidente deve decidere unilateralmente di escluderne la persona che dirige la più importante collezione egizia del paese? Il .pdf non era firmato. 
Più che chiarificare, l’anonimo messaggio e l’ancora più anonimo allegato avevano avuto l’effetto di sollevare una serie di misteri. Quali erano le “voci false e tendenziose”? Chi era la “persona non informata dei fatti o in malafede” che le aveva diffuse? Chi era l’autore dell’anonimo .pdf? Chi aveva scritto l’anonimo messaggio? 
La prossima volta che incontro Giacobbo glieli sottopongo. Magari riesce a costruirci una puntata di “Voyager”… 
Non potevo vivere troppo a lungo con questi dubbi. Meno male che, guarda caso, proprio nello stesso giorno in cui era stato inviato l’anonimo messaggio e dal medesimo indirizzo, mi era arrivato anche l’invito alla riunione del consiglio scientifico dell’IICE fissata per il 15 aprile. 
Avrei dovuto aspettare poco meno di un mese per cercare di ottenere una risposta agli inquietanti interrogativi di cui sopra. Tanto alla riunione dovevo andarci per rassegnare le mie dimissioni. Di una cosa ero infatti più che sicuro: Roccati non avrebbe mai mollato nulla. 

P.S. La convocazione per la riunione era firmata da Alessandro Roccati e cominciava, come l’anonimo messaggio, con la forma un po’ desueta e poco educata di “Gentilissimi”. Mi è venuto in mente che Roccati potesse essere anche l’autore dell’anonimo messaggio e dell’anonimo .pdf. Avrò avuto torto o ragione?

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