sabato 12 marzo 2011

SIN(H)OPOLI L'EGIZIANO

Abbandoniamo per un momento le tristezze concorsuali e torniamo a occuparci di egittologia. In uno dei miei interventi precedenti avevo detto che ero andato in Svizzera. La ragione era l’inaugurazione di una mostra che ho realizzato per la catena di centri commerciali Manor
Quando me lo hanno chiesto ho arricciato un po’ il naso. Dopo neanche un minuto avevo però cambiato idea. Mi è sembrata una buona occasione per fare conoscere un po’ d’Egitto a un mucchio di gente a cui non verrebbe forse neanche in mente di entrare in un museo. Una volta avute tutte le assicurazioni sulla sicurezza dei reperti, che male c’è? Perché la gente deve sempre andare dalla cultura e mai la cultura dalla gente? 
La cosa seccante è che, ogni volta che mi chiedono una mostra, quasi mi impongono di inserirci un sarcofago. Possibilmente corredato di mummia. In questo caso, non ho dovuto faticare molto per dissuadere gli organizzatori a proposito della seconda richiesta. Mi è bastato dire che le vendite di aringhe e salumi affumicati sarebbero probabilmente scese vertiginosamente. Le mie vere motivazioni sono un po’ più morali, ma se le esprimo, rischio di rimanere inascoltato. 
Ho pensato che sarebbe stata una bellissima idea esporre l’integralità, o quasi, della collezione egizia che il compianto maestro Giuseppe Sinopoli era riuscito a raccogliere negli ultimi anni della sua vita. I reperti che era riuscito ad acquistare abbracciano tutte le epoche più importanti della storia egizia e consentono di dare un’idea generale della civiltà faraonica. Requisito ritenuto necessario per la realizzazione della mostra dagli organizzatori della stessa. 
Avevo conosciuto Sinopoli nel 1994 e, poco a poco, avevo cominciato a frequentarlo. In verità c’eravamo incontrati anche prima. A Montepulciano, in occasione del Cantiere Internazionale d’Arte del 1979 dove era stato invitato a dirigere. Come poteva però ricordarsi  del ragazzo che, quasi ogni mattina, gli trasportava il pianoforte da una sala prove all’altra insieme agli operai del comune? Lui non poteva ricordarsene, io sì. Più che altro mi ricordavo della pesantezza del suo pianoforte. Non so a chi possa interessare, però un’arpa è ancora più difficile da spostare. Provare per credere. 
Giuseppe e sua moglie Silvia vennero anche a trovarmi a Luxor nel 1997. Visitarono la Tomba di Harwa ancora ingombra di detriti. 

Giuseppe Sinopoli, la moglie Silvia e l'autore di questo blog nella Tomba di Harwa, 1997
Fu in quella occasione che Giuseppe mi parlò di un progetto che gli stava a cuore. Voleva dirigere una composizione sul concetto egiziano dell’eternità legata al perpetuo risorgere del sole. Era un’idea che lo affascinava molto e ne parlammo varie volte negli anni a seguire. Tornammo a discuterne nel marzo del 2001, proprio prima che partissi per la campagna primaverile. Dovevo informarmi quanto costasse l’affitto del tempio di Medinet Habu. Era un monumento che Giuseppe amava ed era lì che avrebbe voluto organizzare il concerto. Avevo appena preso appuntamento con Sabri Abd El-Aziz, allora direttore delle antichità di Tebe Ovest, per presentargli il progetto quando fui raggiunto dalla dolorosa notizia dell’improvvisa morte di Giuseppe. 
Negli anni successivi ho continuato a frequentare Silvia e i figli Giovanni e Marco. Li ho messi a parte della mia idea e anche loro, dopo un primo momento di titubanza, hanno accettato di prestare quasi l’intera collezione per la mostra in Svizzera.
Il desiderio degli organizzatori di esporre un sarcofago mi ha dato l’idea di chiedere a Maria Cristina Guidotti, direttrice del Museo Egizio di Firenze, un nucleo di reperti che ricostruissero un ipotetico corredo funerario. Così avrei potuto anche documentare le credenze egizie sull’aldilà che tanto avevano affascinato Giuseppe. Il patto era che gli organizzatori coprissero le spese per il restauro del sarcofago. Hanno accettato. 

Il viso del sarcofago del Museo Egizio di Firenze esposto al Manor di Monthey
La mostra ha aperto il 28 febbraio scorso nel centro commerciale di Monthey nella Svizzera Romanda. Il titolo è “L’Egyptien”, a voler indicare sia l’uomo egizio, ma anche la passione di Sinopoli per la civiltà faraonica che lo rendeva un po’ “egiziano”. L’evento toccherà poi le sedi di Sierre, Chavannes, Marin e Vevey e si concluderà a luglio. Chi fosse interessato alla piccola guida quadrilingue me lo faccia sapere. Vedrò di procurarmene alcune copie.

4 commenti:

Daniele Salvoldi ha detto...

Peccato la figura di sinopoli sia poco conosciuta; comunque un grande personaggio. Io mi prenoto una guida!

cinzia ha detto...

anch'io me ne prenoto una. però avresti dovuto avvertirci prima...
Cinzia

Maria ha detto...

Anch'Io vorrei una guida

grazie

Sandro ha detto...

Anche io Francesco la vorrei! Sinopoli era una figura stupenda. Le sue incisioni di Mahler sono uniche e struggenti e aver saputo ora che, come me, amava Medinet Habu me lo fa sentire ancora più vicino. So che alloggiava spesso al mitico Pharaoh da Re Fath e mi dicono che fosse di una umanità struggente. Francesco ci puoi raccontare qualche vostro momento in west bank?